La multinazionale Chiquita accusata di aver orchestrato il colpo di stato in Honduras. Ma questa smentisce
"E' semplicemente ridicolo". È con queste parole che Chiquita, una volta United Fruit e United Brands, la multinazionale leader nel mercato delle banane, smonta l'accusa rivoltale da alcuni critici e osservatori internazionali che la vedono tra i mandanti del golpe del 28 giugno in Honduras.Luciana Luciani, portavoce di Chiquita Italia, contattata da PeaceReporter, non ha avuto esitazioni: "Mentre attendo il comunicato ufficiale non esito a ripetere le parole già espresse sull'argomento dal capo supremo della mia azienda: è una tesi ridicola, semplicemente ridicola". Eppure, sta coinvolgendo molto l'opinione pubblica internazionale e portando a una massiccia campagna di boicottaggio: "Honduras. Contro i golpisti e soci, non comprare Chiquita".
Fra i primi a sostenere il connubio tra la multinazionale dal passato alquanto complesso, ma che negli ultimi anni ha dichiarato di aver sposato la filosofia della trasparenza e dei diritti per evitare ritorsioni assai costose in cause legali e risarcimenti, è Nikolas Kozloff, l'autore di "Revolution! South America and the Rise of the New Left". Su Counter Punch, news letter polica molto diffusa negli Stati Uniti, ha pubblicato un intervento, poi ripreso da altri siti e tradotto in varie lingue, in cui snocciola l'intera tesi, ripercorrendo le gesta storiche e non proprio eroiche del brand della frutta più famoso al mondo. "De Arbenz a Zelaya: Chiquita (United Fruit) in Americalatina".
"Quando i militari honduregni hanno fatto cadere il governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya - spiega Kozloff - nelle sale del consiglio corporativo della Banana Chiquita possono aver tirato un sospiro di sollievo. All'inizio di quest'anno, la compagnia della frutta con base a Cincinnati, Usa, si unì a Dole nella criticare il governo di Tegucigalpa che aveva aumentato il salario minimo del 60 percento. Chiquita si lamentò che le nuove regole colpivano i benefici della compagnia. Era inquieta perché avrebbe perso milioni di dollari con le riforme del lavoro di Zelaya, dato che la compagnia in Honduras produceva circa otto milioni di casse di ananas e 22 milioni di casse di platano all'anno".
"Fu così che - continua lo scrittore - quando apparve il decreto del salario minimo, Chiquita cercò aiuto dal Consiglio honduregno dell'impresa privata Cohep (che nel governo golpista ha inserito un suo uomo chiave, Benjamín Bográn, a capo del dicastero dell'Industria e Commercio ndr.). Anche Cohep, infatti, era scontenta della misura decisa da Mel sul salario minimo. Amílcar Bulnes, presidente del gruppo, spiegò che se il governo fosse andato avanti con l'aumento del salario minimo, gli imprenditori si sarebbero visti obbligati a licenziare i lavoratori, aumentando così la disoccupazione nel paese. Quale principale organizzazione imprenditoriale in Honduras, Cohep raggruppa sessanta imprese e camere di commercio che rappresentano tutti i settori dell'economica honduregna".
A golpe avvenuto, Cohep non esitò a chiedere alla comunità internazionale di non imporre sanzioni economiche contro il regime golpista, perché non avrebbero che peggiorato i problemi sociali del paese. Anzi, non tardò a ergersi difensore dei poveri honduregni, ricordando come avessero già sofferto troppo per terremoti, alluvioni e crisi finanziaria globale. Perché accanirsi dunque? Prima di punire il regime golpista, secondo Cohpe, Onu e Osa avrebbero dovuto inviare equipe di osservatori per toccare con mano come tale sanzioni avrebbero colpito circa il 70 percento dei cittadini che vivono sotto la soglia di povertà. "Tutto questo - spiega Kozloff - mentre Bulnes appoggiava senza riserve Roberto Micheletti, precisando che in Honduras non c'erano le condizioni per il rientro di Zelaya".
Dopo aver ripercorso quella che definisce "la lunga e sordida storia politica di Chiquita in Centroamerica", iniziata agli inizi del Novecento, fatta, secondo questa ricostruzione, di connivenze e loschi intrecci con le parti più illiberali e conservatrici di paesi quali Guatemala, Honduras e Nicaragua, per poi raggiungere il clou dei fattacci in Colombia, l'articolo, quindi, afferma "alla luce di queste storie poco limpide di Chiquita, non sorprende che la compagnia abbia cercato di allearsi con Cohep nel caso del golpe ancora in atto nel paese centromaricano".
http://it.peacereporter.net/articolo/17558/Honduras%2C+il+golpe+delle+banane
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